Come si poteva immaginare, la performance di ieri, giovedì 15 aprile degli Afterhours, esibitisi presso il teatro Petruzzelli di Bari, ha rivelato di essere tutt’altro che uno spettacolo esclusivamente musicale; infatti il gruppo, che ha avuto modo di suonare celebri successi passati e presenti come ad esempio “Il paese è reale”, splendido esempio del loro sound estremamente riflessivo e pacato, ma che da anche modo di inoltrarsi nella ricerca di sé grazie alle enormi qualità introspettive del loro sound. A far da cornice a questa splendida esibizione, artisti del nostro territorio e non hanno dato prova della loro abilità creativa durante la performance degli stessi Afterhours; formando, in questa produzione intrinseca di arte e musica, un connubio perfettamente armonico e piacevole. Anche la stessa band si è prodigata nel comunicare non solo attraverso la sua musica, ma attraverso la lettura di testi che venivano, a volte, persino musicati. Il supporto di altri professionisti della musica, come Vasco Brondi (le luci della centrale elettrica), che è anche scrittore, è stato senz’altro significativo e indispensabile per la riuscita di questo spettacolo eccelso che ben pareva congeniale all’atmosfera del celeberrimo teatro barese. Difficilmente si potrà dire, come molti puristi affermano, che l’utilizzo del Petruzzelli per concerti di generi differenti dalla lirica o dalla classica, siano un affronto a ciò che storicamente esso rappresenta per la nostra città. Del resto l’apporto di Vera di Lecce, che ha ballato sulle note della prima canzone suonata durante il concerto, o lo straordinario apporto comico di Antonio Rezza, che riesce a trasformare un lenzuolo tagliato in un milione di costumi che racchiudono personaggi diversi e che forniscono un fresco respiro di ilarità durante lo spettacolo, diventa ulteriormente coinvolgente per il pubblico quando, dopo aver dato vita a personaggi come le sorellastre di cenerentola in cerca di vendetta, un nano dallo strano comportamento (e dalla dubbia identità satirica), coinvolge persino gli Afterhours che per lui diventano caricature di una pseudo scultura attribuita al Mantegna con inimmaginabili risvolti comici. La poliedricità dimostrata dal gruppo durante questa performance, agevolata notevolmente dagli effetti visivi utilizzati per creare un’atmosfera quasi psichedelica, con l’ausilio di teli ove vengono proiettati immagini stroboscopiche e sbuffi di fumo, non perde quel tocco riflessivo e un po’ oscuro, che caratterizza ancora dopo anni di sudata carriera l’ormai celebre band milanese.
STEFANO CARBONE
STEFANO CARBONE
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