Nell’aula magna dell’università degli studi di Bari, sono partite lo scorso mercoledì 7 aprile, una serie di conferenze sul tema della bellezza nella letteratura. Ad aprire l’incontro è stato il poeta e saggista bolognese Davide Rondoni con l’incontro dal titolo “Il fascino e il problema della bellezza in C. Baudelaire”.
Baudelaire, poeta metropolitano per eccellenza, vissuto dal 1821 al 1867; traduttore, scrittore e artista bohemien e maledetto, diventa oggetto di riflessione per un pomeriggio. Emerge dal convegno la sua caratteristica più peculiare: il profondo contrasto dei temi delle sue poesie, che spesso descrivono le connotazioni più basse dell’esistenza cioè morte, dolore, solitudine, perdizione, con un linguaggio alto. Cosa che non fa che innalzare l’oggetto delle sue poesie. Egli risultò nella sua epoca l’antimoderno per eccellenza, poiché considerava le ideologie del suo tempo opprimenti e irrealizzabili, poiché esse pretendevano di rendere l’uomo un essere puro che mai egli poteva diventare. Rispetta enormemente la libertà individuale del lettore che chiama ‘fratello’ nell’incipit della sua opera più celebre: "I fiori del male". La sua opera d’arte, il suo lavoro poetico, non può che essere arte. Non morale o immorale. Se il lettore, dunque, viene invogliato dalla sua opera a corrompere se stesso non è affare del poeta. Questo perché l’arte secondo il suo pensiero non influenza positivamente né negativamente l’uomo. Essa infatti non è vista solo come veicolo di salvezza, ma anche come veicolo di perdizione; eppure l’arte non porta a nessuna delle due cose. Abbiamo prova di ciò nella poesia baudleriana “I fari”, nella quale elenca varie opere che eleva a capolavori dell’umanità, in grado di guidare come fari l’uomo disperso nel bosco. L’arte, dunque, non è da ingabbiare nella falsa moralità dell’uomo, distinta in bene e male. Proprio come la natura. Spesso nella sua epoca si confondeva una cosa che avveniva in natura come necessariamente giusta. Cosa che il poeta parigino non condivideva. Egli riteneva anche che l’alterità fosse qualcosa di insondabile, come l’animo umano, descritto magnificamente nella sua poesia “L’uomo e il mare” (“mer” in francese; vocabolo femminile per eccellenza). In essa si comprende la schiacciante impossibilità di comprendere sé stessi, poiché l’animo umano è paragonato al profondo e sconosciuto abisso marino; carico di orrori e tesori da nessuno mai visti. Da ciò riusciamo a cogliere solo parte della grandezza di Charles Baudelaire, ispiratore di molti poeti moderni, il quale fascino attira ancora gli uomini del nostro tempo.
STEFANO CARBONE
Il calendario dei prossimi incontri è il seguente:
Mercoledì 7 aprile 16,30 nell’Aula Magna di Palazzo Ateneo «Il fascino e il problema della bellezza in C. Baudelaire» con Davide Rondoni
Mercoledì 14 aprile 2010, ore 16,30, «Le donne fatali nell'opera di W. Shakespeare» con Vito Amoruso
Mercoledì 20 aprile 2010, «Che cosa ci fa conoscere la Bellezza. Dinamiche estetiche del Romanticismo tedesco» con Costantino Esposito
Mercoledì 3 maggio 2010, «La Bellezza salverà il mondo. Una lettura di Dostoevskij» con Tatjana Kasatkina
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