CHE FINE HANNO FATTO I MORGAN? (Did you hear about the Morgans?, USA 2009) di Marc Lawrence con Hugh Grant, Sarah Jessica Parker, Mary Steenburgen, Sam Elliott, Michael Kelly COMMEDIA - A quasi tre anni di distanza dall’ultimo film, “Scrivimi una canzone” in cui faceva coppia con Drew Barrymore, Hugh Grant torna nelle sale con una commedia che non contribuisce certo ad arricchire positivamente la sua carriera di stella del cinema specializzata in commedie sentimentali e giunta al successo proprio con un film appartenente a questa categoria: il popolarissimo “Quattro matrimoni e un funerale”.
Paul e Meryl Morgan (Hugh Grant e Sarah “Sex and the city” Jessica Parker) sono due coniugi da poco separati e appartenenti all’alta società newyorkese che si trovano, per aver assistito involontariamente ad un omicidio, a dover essere sottoposti ad un programma di protezione testimoni che li porterà ad una convivenza forzata in uno sperduto paesino del Wyoming, terra di vacche e cowboy. Qui a Ray, piccola cittadina senza neppure un centro commerciale e con un solo ristorante, soggiorneranno a casa dello sceriffo Clay (Sam Elliott) e di sua moglie Emma (Mary Steenburgen), faranno conoscenza con i vari personaggi più o meno bizzarri che abitano la zona e si confronteranno con le avversità della vita di campagna, ignari dell’ombra minacciosa del killer (Michael Kelly), autore del succitato omicidio, che li sta ancora cercando per evitare testimonianze a suo sfavore. Premesse dunque interessanti grazie al vetusto, ma sempre attuale e possibile fonte di divertimento, tema del confronto cittadini/campagnoli (vedi anche “Scappo dalla città” con Billy Crystal) e ad un’intrigante ed inedita coppia di protagonisti esperti in ruoli frizzanti che però fallisce il bersaglio per colpa di una sceneggiatura risaputa e senza guizzi e dei caratteristi ben al di sotto di altri prodotti scacciapensieri analoghi. Eppure a fine visione non è difficile avvertire una sensazione di fastidio per la buona occasione persa, acuita anche dall’eccessivo buonismo in cui piomba inesorabilmente –e a tratti ridicolmente- il finale, anche dovuta ad una sensazione di deja vu come nel momento in cui, per sfuggire al killer, Meryl si trova a dover uscire dalla finestra dell’hotel in cui alloggia in attesa del trasferimento e a dover rimanere sospesa nel vuoto alla ricerca di una finestra dalla quale poter rientrare: scena tristemente simile a quella presente nel bel “Due nel mirino” con Goldie Hawn e Mel Gibson, commedia d’azione di John Badham datata 1990, come se ormai fosse normale riciclare vecchie seppur buone trovate comiche. Sul tema programmi di protezione e cambi di identità è infine dunque decisamente meglio ripensare al divertente e poco zuccherino “FBI protezione testimoni” con Bruce Willis, per sperare che Hollywood ritorni a regalarci prodotti innocui ma con un minimo di pepe.
Voto: 6/10
CLIZIA GERMINARIO
Paul e Meryl Morgan (Hugh Grant e Sarah “Sex and the city” Jessica Parker) sono due coniugi da poco separati e appartenenti all’alta società newyorkese che si trovano, per aver assistito involontariamente ad un omicidio, a dover essere sottoposti ad un programma di protezione testimoni che li porterà ad una convivenza forzata in uno sperduto paesino del Wyoming, terra di vacche e cowboy. Qui a Ray, piccola cittadina senza neppure un centro commerciale e con un solo ristorante, soggiorneranno a casa dello sceriffo Clay (Sam Elliott) e di sua moglie Emma (Mary Steenburgen), faranno conoscenza con i vari personaggi più o meno bizzarri che abitano la zona e si confronteranno con le avversità della vita di campagna, ignari dell’ombra minacciosa del killer (Michael Kelly), autore del succitato omicidio, che li sta ancora cercando per evitare testimonianze a suo sfavore. Premesse dunque interessanti grazie al vetusto, ma sempre attuale e possibile fonte di divertimento, tema del confronto cittadini/campagnoli (vedi anche “Scappo dalla città” con Billy Crystal) e ad un’intrigante ed inedita coppia di protagonisti esperti in ruoli frizzanti che però fallisce il bersaglio per colpa di una sceneggiatura risaputa e senza guizzi e dei caratteristi ben al di sotto di altri prodotti scacciapensieri analoghi. Eppure a fine visione non è difficile avvertire una sensazione di fastidio per la buona occasione persa, acuita anche dall’eccessivo buonismo in cui piomba inesorabilmente –e a tratti ridicolmente- il finale, anche dovuta ad una sensazione di deja vu come nel momento in cui, per sfuggire al killer, Meryl si trova a dover uscire dalla finestra dell’hotel in cui alloggia in attesa del trasferimento e a dover rimanere sospesa nel vuoto alla ricerca di una finestra dalla quale poter rientrare: scena tristemente simile a quella presente nel bel “Due nel mirino” con Goldie Hawn e Mel Gibson, commedia d’azione di John Badham datata 1990, come se ormai fosse normale riciclare vecchie seppur buone trovate comiche. Sul tema programmi di protezione e cambi di identità è infine dunque decisamente meglio ripensare al divertente e poco zuccherino “FBI protezione testimoni” con Bruce Willis, per sperare che Hollywood ritorni a regalarci prodotti innocui ma con un minimo di pepe.
Voto: 6/10
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