NINE (id., USA-Italia 2009) di Rob Marshall con Daniel Day-Lewis, Marion Cotillard, Penelope Cruz, Judi Dench, Nicole Kidman MUSICAL - Torna dopo quattro anni da “Memorie di una geisha” Rob Marshall, regista dell’acclamato “Chicago”, e lo fa con questo omaggio all’Italia chiamato “Nine”, una ideale prosecuzione del felliniano “8 e ½”, in attesa di imbarcarsi sul galeone del quarto episodio di “Pirati dei Caraibi”: le premesse per un successo di critica e di pubblico ci sono, ma non è tutto oro quello che luccica.
Guido Contini (Daniel Day-Lewis) è un acclamato regista che nell’Italia degli anni ’60, giunto a dover dirigere il suo nono film dal titolo “Italia”, si trova in profonda crisi creativa: a distanza di pochi giorni dall’inizio delle riprese non ha infatti ancora un copione. Nel cercare di ritrovare se stesso e l’ispirazione perduta si troverà a fare i conti con i problemi che gli riserva la realtà, come la crisi con la moglie Luisa (Marion Cotillard), la difficile gestione del rapporto con l’amante Carla (Penelope Cruz) e le discussioni con il produttore Dante (Ricky Tognazzi) e la costumista Lilli (Judi Dench), ma anche con il difficile confronto tra il suo ego e le donne che gli hanno segnato la vita che provvidenzialmente rincontrerà o ricorderà in questo arduo percorso. Oltre a Luisa, Carla e Lilli ci sono infatti anche la defunta madre (Sophia Loren), la prostituta Saraghina (Stacey “Fergie” Ferguson) e la musa di tanti film Claudia (Nicole Kidman), tutte amate in qualche modo da quest’uomo ingordo di vita e bramoso di avere tutto quanto possibile da essa sino a consumare chi gli sta intorno, come gli farà presente la moglie.
Nonostante l’interessante premessa di indagare il mondo interiore e non di un artista in crisi con il microcosmo umano che gli gravita intorno e un cast da grandi occasioni, il film si perde in svariate pecche: da numeri musicali non sempre coinvolgenti – i migliori “Be Italian” di Fergie, “Cinema Italiano” di Kate Hudson e “Take it all” della scialba Marion Cotillard, nominata agli Oscar come miglior canzone- a un certo piattume nella descrizione del nostro paese che risulta nulla più di uno sfondo da cartolina con sottofondo di qualche canzonetta, ad una scelta non sempre felice degli attori, su tutti Sophia Loren e Nicole Kidman dai volti ormai troppo artefatti per risultare attrici conivolgenti. Note positive invece in chi forse non ci si sarebbe aspettati: la cantante Fergie dei Black Eyed Peas diventa una convincente prostituta Saraghina, colei che diede al protagonista i primi rudimenti sull’amore, e inscena un sensuale e riuscito numero musicale sulla seduzione, Kate Hudson si dimostra anche efficace cantante e ballerina oltre che abile attrice di parti brillanti e Daniel Day-Lewis sfodera carisma e sessappiglio e se la cava egregiamente nei numeri musicali che gli sono stati affidati, nonostante ripetute dichiarazioni di incapacità a cantare. Un’occasione mancata insomma ma anche un invito a non perdere la speranza nel genere musical poiché i talenti non mancano, il difficile è trovare bravi autori.
Voto: 5/10
CLIZIA GERMINARIO