Artista poliedrico di altissimo livello, Michael Jackson nasce nella città di Gary nell’Indiana il 29 agosto 1958. La sua famiglia vive in condizione di schiacciante povertà; il padre, Joseph lavora in un’ acciaieria. Non ha neppure la possibilità di portarsi il pranzo da casa, esso gli viene spesso offerto dai suoi colleghi di lavoro. Per questo egli decide di fare in modo che i suoi figli debbano vivere in questo modo. Compreso il talento degli stessi in campo musicale (Joseph stesso faceva parte di un piccolo gruppo R&B, mentre sua moglie era una cantante), forma con i suoi figli i Jackson boys, poi rinominati Jackson five, di cui diventa manager. Nell’America di quegli anni, ancora in lotta contro i pregiudizi razziali, probabilmente la musica era l’unico modo per la famiglia di riscattare la propria dignità personale. I Jackson five vengono duramente provati dai continui rimproveri non solo verbali del padre, che pretende da tutti i suoi figli la perfezione, alla quale il piccolo Michael si avvicina molto. Da sempre, infatti, egli era indubbiamente considerato il più dotato vocalmente; possedeva, inoltre, una capacità innata di attirare l’attenzione su di sé durante le esibizioni dal vivo. Ciò lo porta presto a diventare il cantante della band, e a partire dal 1971 con l’etichetta discografica “Motown”, esordisce come solista e pubblica con la stessa etichetta diversi album. Lasciata la Motown nel 1975 per la Epic i Jacksons(cambiano nuovamente il loro nome poiché il precedente era divenuto di proprietà della vecchia casa discografica), procedono con la loro carriera musicale, ormai in declino, con la pubblicazione di nuovi album e portando avanti numerosi tour. Intanto alla carriera di cantante, Michael decide di affiancare quella di attore, e nel 1978 ottiene una parte nel musical “Il mago di Oz”, nel quale interpreterà lo spaventapasseri. Il film non ottiene molto successo, ma sul set Michael incontra Quincy Jones, che diventerà successivamente il produttore degli album che lo hanno definitivamente consacrato come “Re del pop”; infatti nel 1979, lavorano alla creazione dell’album “Off the wall”, dalle sonorità disco, che dà il via alla nuova carriera di Michael, che comincia ad essere famoso anche all’estero. Le canzoni sono firmate da big della musica internazionale quali Paul Mc Cartney e Stevie Wonder. La vera svolta arriverà nel 1982, con “Thriller”, divenuto l’album più venduto di tutti i tempi. Le canzoni verranno pubblicizzate con dei video che hanno distrutto le bariere raziali; infatti “Billie Jean” fu il primo video con un artista di colore trasmesso da MTV. Il successo del singolo “Thriller”, dal quale prende il nome l’album stesso, viene accompagnato da un video di circa tredici minuti, diretto da John Landis; diviene un vero e proprio punto di riferimento internazionale per le generazioni successive. Le coreografie di Michael ipnotizzano il suo pubblico collaborando all’enorme successo delle canzoni. Thriller sarà il primo video di cui verrà fatto anche un “making of”, che sarà successivamente venduto su cassetta. Cercando di approfittare del successo di Michael, i Jacksons vengono fatti esibire dalla Motown durante lo show che celebra il venticinquesimo anniversario della casa discografica nel 1983. Il cantante accetta ad una sola condizione: vuole poter cantare “Billie Jean” da solo. In questa occasione Michael si esibirà per la prima volta nel suo celeberrimo ‘Moonwalk’, passo di danza diventato un ‘must’ delle sue esibizioni. Da questo momento in poi i Jacksons cominceranno un processo che li porterà allo scioglimento in breve tempo. Ormai è Michael il vero protagonista. Nel 1984 Michael scrive insieme a Lionel Richie “We are the world”, singolo realizzato con l’ausilio di vari artisti i quali ricavati sono devoluti ai poveri dell’Africa orientale. Intanto si susseguono pettegolezzi sulla folle vita di Michael che dormirebbe in una camera iperbarica, o altri di natura e assurdità simili, che cominceranno a renderlo una vittima succulenta agli occhi della stampa. Cosa che permarrà per tutta la sua vita. L’album successivo che viene pubblicato nel 1987 è “Bad”, anch’ esso accompagnato da un celeberrimo video e un successo non indifferente che però, com’era prevedibile, non raggiunge il livello di Thriller; ma gli vale nel 1988 il titolo di “Re del pop”, titolo consegnatoli dagli amici Elizabeth Taylor e Eddie Murphie ai BRE Awards. Nel 1991, invece, è la volta di “Dangerous”, lavoro che prelude all’inizio di un omonimo tour considerato fra i migliori e spettacolari della storia per effetti speciali. Sulle note del singolo “Heal the world”, contenuto in questo stesso album, Michael si esibisce al XXVII Super Bowl, registrando ascolti televisivi record in America; in onore di questa canzone, simbolo di pace per il mondo, crea la ‘Heal the world foundation’, votata ad aiutare le persone in difficoltà a causa della povertà e a preservare l’ambiente. Nel 1995 esce il doppio album “HIstory”, contenente alcuni dei suoi brani più celebri, e nel secondo disco quindici inediti. Fra essi, troviamo canzoni celebri come “You are not alone”, dove si può notare, nel video, la presenza di Lisa Marie Presley (figlia del grande Elvis), con la quale Michael contrasse matrimonio nel 1994. Un nuovo lavoro, arriva nel 1997, con “Blood on the dance floor”, dopo un difficile periodo per il cantante, divorziò da Lisa e si sposò nuovamente con l’ex infermiera Deborah Jeanne Rowe, dalla quale ebbe due figli. Il suo nuovo album fu dedicato ad Elthon John che lo supportò nella difficile battaglia contro la dipendenza dagli analgesici, in particolar modo la morfina, alla quale è dedicata una canzone dal medesimo titolo. La dipendenza da antidolorifici e analgesici, non venne tuttavia mai sconfitta del tutto. Dopo la pubblicazione di “Invincible”, album che ebbe estreme difficoltà a venir pubblicizzato a causa di una controversia legale in corso fra Michael e la Sony , fu l’ultima avventura discografica inedita del cantante. I difficili anni successivi lo condussero ad affrontare lunghe battaglie legali causate dalle ripetitive accuse per violenza e molestie su minori, che macchiarono indelebilmente la sua immagine anche grazie al supporto dei media che banchettarono su tutte le possibili dicerie e stranezze di cui era stato protagonista, presunto o reale poco importava, il cantante; coinvolto in simili cause anche nel 1993. Nel 2005 venne assolto da tutti i dieci capi d’accusa che lo coinvolgevano. Difficile dire quanto queste accuse minarono la sua cariera e la sua persona.
Nel 2006 Michael ottenne vari riconoscimenti ai “World Music Award” di Londra fra cui il ‘Diamond Award’, concesso agli artisti che hanno venduto nella loro carriera almeno cento milioni di album. Nel 2009, venne organizzata una conferenza stampa per annunciare il suo tour finale: “This is it”, che si sarebbe svolto interamente a Londra. L’enorme affluenza di fan desiderosi di assistere all’ultimo concerto del cantante convinse Jackson ad aumentare il numero dei concerti da dieci a cinquanta. Purtroppo, l’ambizioso progetto non vide mai la luce del sole. A poche settimane dalla prima Michael Jackson muore nella sua casa di Los Angeles. Il processo contro il medico Conrad Murray che doveva tenerlo sotto osservazione, non ancora terminato pare aver portato alla luce l’incapacità da parte di quest’ultimo di eseguire il suo lavoro con sufficiente capacità cognitiva. Infatti pare che un’eccessiva dose di Propofol, utilizzato solo in ambito ospedaliero per operazioni chirurgiche, accoppiata alla mala sorveglianza del medico abbia portato Michael ad un arresto cardiaco. Chiaramente, le condizioni psico-fisiche del cantante non erano delle migliori, la sola stima delle numerossissime operazioni chirurgiche alle quali si sottopose durante l’arco di tutta la sua esistenza, farebbero pensare che difficilmente egli sarebbe potuto sopravvivere a lungo; soprattutto constatando le sue difficili condizioni di salute e la sua dipendenza dagli antidolorifici. Di certo questo non riesce, tuttavia, a consolare. Ad un anno dalla morte, visionando l’intero panorama televisivo e radiofonico, ci si rende conto che l’impennata di successo che ha ricoinvolto la carriera e la vita di Michael dopo la sua morte si è pressoché consumata nel giro di dodici mesi. Difficile da credere viste le milioni di celebrazioni da parte dei fan di tutto il mondo a pochi mesi dalla morte; fra tutte possiamo ricordare i flashmob che hanno coinvolto tutte le città italiane, compresa la nostra. Quest’anno, le manifestazioni sembrano essersi dimezzate. Un concerto promosso dalla famiglia; o meglio dal padre di Michael, estromesso dal testamento del figlio, alla quale hanno partecipato artisti pressoché sconosciuti; per non parlare dell’enorme quantitativo di video e materiale editoriale non autorizzato in circolazione. Sarà dunque questa un’altra occasione per lucrare alle spalle di un artista? Questo quadro sconsolante è reso ancora peggiore (e per nulla banale da ammettere) dalla presa di coscenza che l’assenza di una personalità del calibro di Michael si sente già in questo mondo. Se non altro per l’immenso apporto che egli riusciva a dare attraverso le sue iniziative (scrisse canzoni per l’Africa, le vittime delle torri gemelle e dell’uragano Katrina; aiutò con i suoi finanziamenti ospedali,orfanotrofi e ogni persona che poteva). Difficile sarà, dimenticare un artista di questo calibro. A prescindere dalle mode fasulle e passeggere e dal supporto che in questo senso riusciranno a dare i mass media, Michael Jackson sarà per sempre una delle stelle più luminose nel firmamento della storia dell’umanità.
STEFANO CARBONE.
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