domenica 26 settembre 2010

Fine terra, Benjamin a Portbou.


Vissuto durante gli anni più cupi della storia contemporanea europea, Walter Benjamin; filosofo tedesco, si avvicinò negli anni 30’ alla “Scuola di Francoforte” (composta da sociologi e filosofi di stampo neomarxista) dalla quale, però rimase sempre distante sia per adesione che per pensiero filosofico. Pietra angolare per chiunque studi la sociologia, egli riuscì attraverso i suoi scritti ad esplicare appieno le dinamiche di alienazione dell’uomo moderno dell’800’ ; attraverso l’analisi della poesia Baudeleriana e delle dinamiche dei romanzi dell’epoca. Ma i suoi meriti certo non si fermano solo a questo. Difficile sarebbe elencarli tutti. Attraverso documenti e testimonianze, Kornad Sheurmann ricostruisce, attraverso un’indagine, gli ultimi giorni dello studioso tedesco; che fu costretto, insieme a molti altri intellettuali ebrei, a fuggire da una Germania ubriaca di odio e violenza iniqua, prima verso Parigi; per poi cominciare un viaggio che avrebbe dovuto condurlo in America. Purtroppo alcuni problemi legati ai documenti, costrinsero Benjamin e coloro che insieme a lui volevano fuggire da un’Europa che li rifiutava, a passare una notte presso il paese di Portbou, in Spagna; ove si suicidò. La morte, avvenuta in circostanze sospette, è divenuta nel corso del tempo un richiamo per gli studiosi di tutto il mondo; difatti il corpo del filosofo non fu mai ritrovato, così come manoscritto al quale sembrava tenere più che alla sua stessa vita; inoltre fu sepolto nel cimitero cristiano del paese per un malinteso (si pensò che il suo cognome fosse Walter). Questo insieme alle testimonianze di amici che con lui viaggiarono (Luisa Fittko) rende il libro, pubblicato da ‘Ombre corte’, un interessante spunto per analizzare una delle figure più straordinarie del secolo scorso ancora oggi oggetto di culto per i suoi scritti rivelatori di un’epoca.

STEFANO CARBONE.

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