domenica 26 settembre 2010

Editoriale Settembre 2010.

Mentre le calde giornate sono ormai un vago ricordo; di tutt’altra temperatura è il clima delle maggioranze e non ai vertici del nostro sistema governativo. Fratture e tumefazioni s’istaurano e affiorano grazie e con l’ausilio dei media, che d’altro ormai non s’occupano se non dell’uragano che man mano dissipa le ultime unioni o pseudo tali che ormai da anni intasano le vie respiratorie parlamentari.

Ma non siamo qui, oggi, per parlare di questo. In tutta onestà i vari giri di valzer dei nostri rappresentanti ci danno più che grattacapi, irresistibile desiderio di nasconderci sotto terra per la vergogna. Ovunque si scopre la loro (e, ahinoi! anche nostra) incapacità di adeguarci alla legalità. Se non altro per non coinvolgerci tutti in una reazione a catena economico-sociale che comporterà la rivolta del nostro governo (c’è forse una soluzione alternativa?Accettiamo suggerimenti in merito); bensì questo mese abbiamo deliberatamente scelto di occuparci di un argomento passato pressocchè inosservato a causa del bailamme ‘ai piani alti’. Chiaramente ci riferiamo alla Direttiva Europea passata l’otto c. m., che ha come oggetto la vivisezione a scopo di ricerca.

Ben conosciamo, la stragrande maggioranza delle opinioni in merito; per molti approvare una direttiva che consenta la sperimentazione di farmaci o simili sugli animali, non può che essere un passo in avanti per il progresso scientifico; tuttavia altri ritengono che sia atto mostruoso, e concediamo a questa opinione, poiché coincide con la nostra(qui il buonismo è bandito!) la precedenza nel ritenerla la più logicamente giustificata. Del resto non è un mistero che gli esperimenti di sorta sugli animali (tossicologici, farmaceutici ecc.) non hanno rilevanza per quanto concerne l’uomo visto che apparteniamo ad una specie diversa, e che questi test servono alle industrie farmaceutiche e non, unicamente per dare la possibilità ai loro prodotti di essere messi in circolazione, con l’approvazione adeguata, per poi delegare agli stessi test la responsabilità, in caso di reazioni allergiche o peggio nei soggetti umani, poiché, appunto, la sperimentazione non è stata effettuata su esseri umani; quindi i risultati non vanno considerati sicuri al 100%. Un po’ come se testassimo una crema solare su un pesce….ci risulta difficile l’effettiva validità di un test del genere. Altra è certamente la questione morale legata alla vivisezione, sollevata nel corso della storia dell’umanità da uomini eccelsi quali Leonardo Da Vinci, Immanuel Kant, Mahatma Gandhi; tutti a sfavore di una pratica del genere, segno di mancanza di civiltà e sinonimo di inumanità. Non ci dilungheremo sul fatto che essendo loro, uomini di elevata virtù conoscitiva, forse sarebbe il caso di seguire le loro direttive, se non alla lettera, per lo meno per i principi generali…visto che in questo paese tutto si fa tranne che agire secondo logica…veniamo per amor di cronaca, al semplice punto all’ordine del mese.

La direttiva in questione (86/609) concede, a livello europeo, alcune libertà nei confronti della sperimentazione sugli animali. Innanzitutto la possibilità di poter ricorrere, anche in deroga, a cani e gatti randagi per i test, è consentito, inoltre, l’uso di specie in via di estinzione (in primis i primati) e l’effettuazione dei test senza l’utilizzo di anestesia e la possibilità di indurre il decesso tramite immissione di anidride carbonica nei polmoni(metodo tutt’altro che umanitario vista la sofferenza che provoca nell’animale). Con un testo del genere, questa direttiva non può che far gelare il sangue nelle vene, forse anche a causa della nostra assurda immaginazione che ci porta a pensare che prendere un cane dalla strada e sbatterlo in una gabbia per testare sulla sua pelle o altro un prodotto è al limite della deportazione! Ma sarà poi una cosa così distante dalla realtà? Non sarà mica che abituandoci a situazioni di tal orrore non si diventi più inclini a deportare un giorno (benché sia una realtà in voga in molti paesi del mondo e lo sia stata anche in passato in Europa) anche le persone? La cosa potrebbe anche non essere minimamente collegata, ma ci atteniamo al beneficio del dubbio visto che ci risulta difficile pensare che qualcuno che non ha cuore di sgozzare un cane lo abbia poi di farlo con una persona; con le dovute eccezioni, certamente. Ma a prescindere da questo non ci sembra davvero il caso di costruire il benessere sanitario, commerciale, industriale, o quello che sia, sulle spalle delle sofferenze di altri esseri viventi. Perché, benché non ci si pensi a sufficienza, o si nasconda la cosa in laboratori sperduti chissà dove, gli animali sui quali avvengono questi esperimenti soffrono. A prescindere che siano o no in via di estinzione (cosa che per noi non fa differenza), e la sola idea di dover nascondere un orrore del genere alla stampa o a chi desidera informarsi, ad esempio se una casa di prodotti farmaceutici testa o no i suoi prodotti sugli animali (cosa che avviene, purtroppo per deroga presso altri stabilimenti esterni alla casa in questione), di certo ci puzza di frode se non di omissione della verità per costruire un impero sulle spalle altrui. Di certo un decreto simile non avrà vita facile in Italia, dove è abolita la sperimentazione sui cani e sui gatti dal 1991; quindi si dovrà fare i conti con la nostra legislatura che (per una volta) ha saputo anticipare i tempi e speriamo così permanga in attesa di migliorarsi sempre di più, anche per evitare di adeguarsi ad assurde direttive approvate da incompetenti(i nostri rappresentanti in primis) che demandano responsabilità ad altri (così come molti hanno fatto di fronte alla stampa) per non ammettere le loro mancanze, chiaramente di natura neurologica. Niente di nuovo insomma.

STEFANO CARBONE.

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