martedì 28 settembre 2010

Private Kill

Nel panorama emergente del metal italiano, l’attenzione del grande pubblico si è soffermata, negli ultimi due anni, su un gruppo proveniente dalla città di Bari; i “Private kill”.I quattro componenti della band; in arte: Rachal(vocalist), Skid (chitarrista),Dani (bassista) e Juan Pablo ( batterista); danno ampio spazio, nella loro produzione musicale, a generi di tipo diverso: dallo scremo, al metal, passando anche per il gotic; cosa che consente, grazie anche ai testi delle canzoni, un valente connubio con sonorità che infondono ai brani un’originalità evidente anche ai non avvezzi all’ascolto. Impossibile non paragonarli ai Linkin Park, con i quali condividono anche un’inclinazione per un’acustica elettronica e le atmosfere vagamente cupe. Certamente il suono assume una sfumatura più dura e secca nel primo lavoro del gruppo; ”No fear”, risalente al 2008, anno di formazione della band, rispetto alle tonalità pezzi del secondo cd, dal titolo “The tales of twilight”, del quale palesa prontamente la componente psicologica ed emotiva, calcata anche grazie a brani come “Twilight”. Tutti i testi, sono chiaramente legati alle melodie, cosa che conferisce un maggiore impatto e da’ uno slancio non indifferente; donando la possibilità all’ascoltatore di indagare i lati più introspettivi della band, che tuttavia riesce a non tradire la loro natura prima: il nu metal. Indubbio il coraggio del gruppo, di utilizzare maschere (cosa che gli avvicina “graficamente” agli Slipknot) per dare un’impronta caratteristica alla loro immagine, come sinonimo di rinuncia alla propria immagine per prediligere la comunicazione musicale. Di certo qualcosa che va’ contro le leggi che mai come in questi anni caratterizzano il mercato musicale attuale ( che prediligono l’immagine rispetto ai vergognosi contenuti, il gossip rispetto alla musica); interessante anche la scelta del nome della band, che rimanda ad un tipo di spettacolo particolarmente violento; il “Private kill”, appunto, uno spettacolo nel quale due uomini si massacrano a vicenda; di certo un termine indicativo per riassumere la musica creata da questa band, che senza dubbio possiede un sound particolarmente innovativo ed energico.

STEFANO CARBONE.

lunedì 27 settembre 2010

“Brecht e Galilei” a Massafra.

Un’iniziativa di profonda riflessione teatrale e sociale, quella ospitata dal teatro comunale di Massafra nei giorni 27,28,29 settembre; volta a diffondere lo spirito della ricerca scientifica, attraverso la riscrittura, che i partecipanti potranno apportare, all’opera di Bertolt Brecht: “Vita di Galileo”. La vicenda narrata sembra rispecchiare perfettamente l’attuale situazione della ricerca italiana (oltre che quella della cultura in tutte le sue manifestazioni). Certo, a differenza di Galileo Galilei; la qual vita viene ripercorsa da Brecht ponendo accento sul processo per eresia nel quale fu coinvolto dalle autorità ecclesiastiche in seguito all’elaborazione delle sue teorie in merito al sistema solare, oggi non abbiamo l’inquisizione che vieti ricerche in determinate direzioni, ma è pur vero che la crescente privatizzazione della quale quest’ambito è impregnata, rischia di portare limiti inossidabili nei confronti della ricerca, che si estinguerebbe nella sua dimensione pubblica.
Il laboratorio (gratuito), incentrato sul testo di Brecht, si svolgerà dal 27 al 28 dalle 15:00 del pomeriggio presso il teatro comunale di Massafra. Il 29 ci sarà una prova aperta al pubblico sempre alle 15:00 e, successivamente un riassunto ed un approfondimento dei lavori elaborati al suo interno. L’iniziativa, è stata realizzata grazie al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale; un progetto affidato alla regione Puglia e al suo teatro pubblico.
Un’occasione per riflettere su un testo teatrale di indubbio spessore e per riflettere sulle effettive ripercussioni della nostra politica sulla libertà e legata alla ricerca.

Presso il teatro comunale di Massafra.
27,28 settembre: Laboratorio (dalle 15:00)
29 settembre: Prova aperta al pubblico(dalle 15:00) Relazione e approfondimento tematiche del laboratorio (dalle 19:00).

STEFANO CARBONE.

domenica 26 settembre 2010

Skunk Anansie, Wonderlustre.


Un disco graffiante e ammaliante quello che segna il rientro effettivo sulla scena musical degli Skunk Anansie, band inglese capitanata da Skin, che dopo il greatest hits e qualche inedito, riportano le loro sonorità sulla vecchia e consolidata impronta rock che li contraddistingueva negli anni 90’, senza risparmiarsi qualche ballata più lenta ma non per questo meno incisiva. Fra i tanti elementi che ritornano, sicuramente un’inclinazione che accenna al dark; che rinasce con canzoni come “Feeling the ich”; brano che si amalgama perfettamente all’atmosfera dell’album, connubio perfetto fra rock e sonorità più lente, che rivelano senza dubbio un percorso introspettivo ben visibile all’interno del cd. Impregnato di questa atmosfera romantica è senz’altro “You saved me”, dal testo struggente e meno aggressivo, che porta l’inconfondibile impronta di Skin che il mondo musicale ha avuto modo di recepire perfettamente grazie a hits da lei lanciate durante il suo periodo solista; quali “Trashed”. Riuscita è anche la scelta di utilizzare “My uggly boy” come primo estratto da questo disco, senza dubbio per l’energia che riesce a trapelare dal testo e dall’esecuzione musicale. Ancora una volta gli Skunk Anansie riescono a coinvolgere il loro pubblico grazie alla loro inimitabile forza ed energia, senza scontentare anche gli amanti della musica pop. Un magnifico sposalizio che evidenzia la loro maturazione, che siamo certi, porterà ancora non poche novità.

STEFANO CARBONE.


Fine terra, Benjamin a Portbou.


Vissuto durante gli anni più cupi della storia contemporanea europea, Walter Benjamin; filosofo tedesco, si avvicinò negli anni 30’ alla “Scuola di Francoforte” (composta da sociologi e filosofi di stampo neomarxista) dalla quale, però rimase sempre distante sia per adesione che per pensiero filosofico. Pietra angolare per chiunque studi la sociologia, egli riuscì attraverso i suoi scritti ad esplicare appieno le dinamiche di alienazione dell’uomo moderno dell’800’ ; attraverso l’analisi della poesia Baudeleriana e delle dinamiche dei romanzi dell’epoca. Ma i suoi meriti certo non si fermano solo a questo. Difficile sarebbe elencarli tutti. Attraverso documenti e testimonianze, Kornad Sheurmann ricostruisce, attraverso un’indagine, gli ultimi giorni dello studioso tedesco; che fu costretto, insieme a molti altri intellettuali ebrei, a fuggire da una Germania ubriaca di odio e violenza iniqua, prima verso Parigi; per poi cominciare un viaggio che avrebbe dovuto condurlo in America. Purtroppo alcuni problemi legati ai documenti, costrinsero Benjamin e coloro che insieme a lui volevano fuggire da un’Europa che li rifiutava, a passare una notte presso il paese di Portbou, in Spagna; ove si suicidò. La morte, avvenuta in circostanze sospette, è divenuta nel corso del tempo un richiamo per gli studiosi di tutto il mondo; difatti il corpo del filosofo non fu mai ritrovato, così come manoscritto al quale sembrava tenere più che alla sua stessa vita; inoltre fu sepolto nel cimitero cristiano del paese per un malinteso (si pensò che il suo cognome fosse Walter). Questo insieme alle testimonianze di amici che con lui viaggiarono (Luisa Fittko) rende il libro, pubblicato da ‘Ombre corte’, un interessante spunto per analizzare una delle figure più straordinarie del secolo scorso ancora oggi oggetto di culto per i suoi scritti rivelatori di un’epoca.

STEFANO CARBONE.

Editoriale Settembre 2010.

Mentre le calde giornate sono ormai un vago ricordo; di tutt’altra temperatura è il clima delle maggioranze e non ai vertici del nostro sistema governativo. Fratture e tumefazioni s’istaurano e affiorano grazie e con l’ausilio dei media, che d’altro ormai non s’occupano se non dell’uragano che man mano dissipa le ultime unioni o pseudo tali che ormai da anni intasano le vie respiratorie parlamentari.

Ma non siamo qui, oggi, per parlare di questo. In tutta onestà i vari giri di valzer dei nostri rappresentanti ci danno più che grattacapi, irresistibile desiderio di nasconderci sotto terra per la vergogna. Ovunque si scopre la loro (e, ahinoi! anche nostra) incapacità di adeguarci alla legalità. Se non altro per non coinvolgerci tutti in una reazione a catena economico-sociale che comporterà la rivolta del nostro governo (c’è forse una soluzione alternativa?Accettiamo suggerimenti in merito); bensì questo mese abbiamo deliberatamente scelto di occuparci di un argomento passato pressocchè inosservato a causa del bailamme ‘ai piani alti’. Chiaramente ci riferiamo alla Direttiva Europea passata l’otto c. m., che ha come oggetto la vivisezione a scopo di ricerca.

Ben conosciamo, la stragrande maggioranza delle opinioni in merito; per molti approvare una direttiva che consenta la sperimentazione di farmaci o simili sugli animali, non può che essere un passo in avanti per il progresso scientifico; tuttavia altri ritengono che sia atto mostruoso, e concediamo a questa opinione, poiché coincide con la nostra(qui il buonismo è bandito!) la precedenza nel ritenerla la più logicamente giustificata. Del resto non è un mistero che gli esperimenti di sorta sugli animali (tossicologici, farmaceutici ecc.) non hanno rilevanza per quanto concerne l’uomo visto che apparteniamo ad una specie diversa, e che questi test servono alle industrie farmaceutiche e non, unicamente per dare la possibilità ai loro prodotti di essere messi in circolazione, con l’approvazione adeguata, per poi delegare agli stessi test la responsabilità, in caso di reazioni allergiche o peggio nei soggetti umani, poiché, appunto, la sperimentazione non è stata effettuata su esseri umani; quindi i risultati non vanno considerati sicuri al 100%. Un po’ come se testassimo una crema solare su un pesce….ci risulta difficile l’effettiva validità di un test del genere. Altra è certamente la questione morale legata alla vivisezione, sollevata nel corso della storia dell’umanità da uomini eccelsi quali Leonardo Da Vinci, Immanuel Kant, Mahatma Gandhi; tutti a sfavore di una pratica del genere, segno di mancanza di civiltà e sinonimo di inumanità. Non ci dilungheremo sul fatto che essendo loro, uomini di elevata virtù conoscitiva, forse sarebbe il caso di seguire le loro direttive, se non alla lettera, per lo meno per i principi generali…visto che in questo paese tutto si fa tranne che agire secondo logica…veniamo per amor di cronaca, al semplice punto all’ordine del mese.

La direttiva in questione (86/609) concede, a livello europeo, alcune libertà nei confronti della sperimentazione sugli animali. Innanzitutto la possibilità di poter ricorrere, anche in deroga, a cani e gatti randagi per i test, è consentito, inoltre, l’uso di specie in via di estinzione (in primis i primati) e l’effettuazione dei test senza l’utilizzo di anestesia e la possibilità di indurre il decesso tramite immissione di anidride carbonica nei polmoni(metodo tutt’altro che umanitario vista la sofferenza che provoca nell’animale). Con un testo del genere, questa direttiva non può che far gelare il sangue nelle vene, forse anche a causa della nostra assurda immaginazione che ci porta a pensare che prendere un cane dalla strada e sbatterlo in una gabbia per testare sulla sua pelle o altro un prodotto è al limite della deportazione! Ma sarà poi una cosa così distante dalla realtà? Non sarà mica che abituandoci a situazioni di tal orrore non si diventi più inclini a deportare un giorno (benché sia una realtà in voga in molti paesi del mondo e lo sia stata anche in passato in Europa) anche le persone? La cosa potrebbe anche non essere minimamente collegata, ma ci atteniamo al beneficio del dubbio visto che ci risulta difficile pensare che qualcuno che non ha cuore di sgozzare un cane lo abbia poi di farlo con una persona; con le dovute eccezioni, certamente. Ma a prescindere da questo non ci sembra davvero il caso di costruire il benessere sanitario, commerciale, industriale, o quello che sia, sulle spalle delle sofferenze di altri esseri viventi. Perché, benché non ci si pensi a sufficienza, o si nasconda la cosa in laboratori sperduti chissà dove, gli animali sui quali avvengono questi esperimenti soffrono. A prescindere che siano o no in via di estinzione (cosa che per noi non fa differenza), e la sola idea di dover nascondere un orrore del genere alla stampa o a chi desidera informarsi, ad esempio se una casa di prodotti farmaceutici testa o no i suoi prodotti sugli animali (cosa che avviene, purtroppo per deroga presso altri stabilimenti esterni alla casa in questione), di certo ci puzza di frode se non di omissione della verità per costruire un impero sulle spalle altrui. Di certo un decreto simile non avrà vita facile in Italia, dove è abolita la sperimentazione sui cani e sui gatti dal 1991; quindi si dovrà fare i conti con la nostra legislatura che (per una volta) ha saputo anticipare i tempi e speriamo così permanga in attesa di migliorarsi sempre di più, anche per evitare di adeguarsi ad assurde direttive approvate da incompetenti(i nostri rappresentanti in primis) che demandano responsabilità ad altri (così come molti hanno fatto di fronte alla stampa) per non ammettere le loro mancanze, chiaramente di natura neurologica. Niente di nuovo insomma.

STEFANO CARBONE.

venerdì 17 settembre 2010

Tista: la dea della morte

Prima opera del mangaka Tatsuya Endo, già autore di brevi storie su alcuni magazine giapponesi,
Tista è un appassionante thriller shonen, ambientato sorprendentemente a New York.
La criminalità organizzata della città è scossa da alcuni omicidi operati a suo discapito: l'autrice di questi è Sister Militia, abile serial killer al soldo della Chiesa che vuol fare piazza pulita del “male”.
Nessuno immaginerebbe che la sua vera identità è quella di una timida e impacciata studentessa universitaria che sogna di diventare una maestra delle elementari: Tista Lone.
Il suo passato è drammatico e in alcuni tratti misterioso: orfana in un istituto cattolico, lo stesso per cui “lavora”, viene in seguito affidata ad un prete, suo predecessore, nonché insegnante dell'arte omicida; il loro rapporto resta ancora da chiarire ma è lui che le ha trasmesso un particolare potere che le fa diventare gli occhi dei veri e propri mirini di precisione grazie ai quali non sbaglia un colpo.
Fin'ora implacabile nella sua missione, il suo “io” viene sconvolto da Arty, un artista pieno di vita e suo coetaneo. Questi dimostra di coltivare determinatamente sogni e speranze senza arrendersi nonostante un destino avverso. Tista ne resta affascinata e sconvolta: ciò si ripercuote negativamente nelle sue missioni, esponendola sempre di più alle indagini della polizia che le sta col fiato sul collo. I dubbi in lei aumentano e i ricordi del suo oscuro passato la opprimono.
Stilisticamente interessante, il tratto è semplice e veloce e conferisce freschezza nell'essere reso
come sketch. Affascinante l'uso ripetuto di una prospettiva esasperata che marca il character dei
personaggi e aumenta il senso claustrofobico di ossessione nelle scene psicologiche e drammatiche.
Interessante anche nelle ambientazioni newyorchesi e nelle tematiche criminali.
Un po' scarso nella fluidità del racconto che procede stancamente e incespica ai cambi di scena.
E' un manga nel complesso avvincente anche se distaccato dai filoni più seguiti del momento e
l'autore è capace senz'altro di sorprendere.
In Italia è edito dalla Planet Manga a 3,90 euro.


A. S.

giovedì 16 settembre 2010

Andy Warhol, il mito pop.


Dall’11 al 19 settembre, la Fiera del Levante di Bari ospiterà una mostra dedicata ad Andy Warhol presso il padiglione della Provincia di Bari. L’esposizione, fornisce un chiaro esempio della più celebre e diffusa produzione pittorica e fotografica di Warhol. Opere come “Big eletric chair”, ci riportano al periodo fra il 62’ e il 67’; nel quale, fulcro dei suoi dipinti, divenne la morte; accidentale, violenta, ma anche quella promossa dalla giustizia dell’ America, terra che egli tanto amava e che ben si connota nella sua produzione artistica tramite l’ausilio di simboli mediatici(Merilyn Monroe, le lattine della Coca Cola) da lui dipinti con freddezza; come se la sua produzione fosse opera non di un uomo, ma di una macchina. Da qui l’idea delle serigrafie (esposte in questa mostra, appartenenti ad un collezionista romano), cosa che consentiva ad un dipinto di essere riprodotto in serie; ma grazie alle tecniche di riproduzione utilizzate, in effetti, due opere non erano mai perfettamente identiche; quasi a voler creare un contrasto fra l’intento e l’opera realizzata. Di grande rilievo, la presenza, nella mostra barese, di parte delle fotografie fatte a Mick Jagger, leder dei Rolling Stones; contenute in una cartella dall’importanza celeberrima; testimonianza del decennio 70’-80’, nel quale Warhol si occupò principalmente di ritratti di personalità del suo tempo. Un altro elemento sul quale non ci si può non soffermare è la celebre riproduzione della scatola di zuppa Champbell, ricostruita fedelmente dall’artista di adozione newyorkese. Un’opera diventata sinonimo nell’immaginario collettivo, della pop art; che portò Warhol alla sua suprema celebrazione nel mondo artistico. Anche il modus di allestimento della mostra non può che far riflettere. Le opere, disposte come in un magazzino, (sculture e non) affiancate ai muri, ricalcano lo stesso schema che sempre utilizzava Warhol nelle sue esposizioni, convinto che la sua arte dovesse servire a riempire spazi; richiamo immediato al consumismo della sua (e nostra) epoca; che ci induce al semplice acquisto di un oggetto con il solo scopo di buttarlo dopo averlo utilizzato. E’ questa mancanza di poesia che caratterizza perfettamente l’arte di Warhol. Non c’è nulla aldilà del quadro. Nessun messaggio nascosto. Come egli stesso amava definirsi; è come appare. Messaggio chiaramente e abilmente centrato in questa mostra, che si rivela un ulteriore mezzo per apprezzare le creazioni di questo superbo artista.

STEFANO CARBONE.

venerdì 3 settembre 2010

Shachi dell’orizzonte marino

La ‘Ronin Manga’, dipendente dalla celebre casa editrice bolognese ‘Edizioni Kappa’, presenta questo mese “Shachi dell’orizzonte marino”; fumetto ideato come volume unico da Kazuki Harumoto, che ha debuttato in Giappone con questa entusiasmante avventura ambientata fra isole e profondità marine. Shachi, cresciuto su un’isola dal nonno, ha nel cuore un sogno: incontrare le sirene; le stesse creature che popolavano i racconti del padre, considerato da tutti solo un sognatore. Il nonno di Shachi, però, non sopporta neppure sentire nominare gli straordinari animali mitologici che il ragazzo cerca in tutte le grotte che circondano l’atollo ove dimora. L’arrivo improvviso di alcuni pirati, getterà una luce sul passato del giovane; che comincerà un viaggio ricco di avventure e incontri inattesi, che ci porterà alla scoperta del mare e del grande legame che Shachi ha con esso. Un manga dai disegni limpidi e caratterizzato da una dinamicità nella delineazione dei movimenti accentuata dalla colorazione effettuata con l’ausilio dei retini. Particolarmente indicato per i fan di “One Piece”,”Il mistero della pietra azzurra” o ”Conan, il ragazzo del futuro”.

STEFANO CARBONE