Oggi, 30 agosto 2010 ricorre l’anniversario della nascita di una fra le figure più rilevanti della letteratura moderna; Mary Shelley. Come amanti del genere gotico ed orrorifico, quali noi siamo non potevamo, certo, lasciarci sfuggire quest’occasione per soffermarci un po’ sulla vita e le opere di questa regina dell’orrore letterario; indiscussa progenitrice della fantascienza moderna. Nasce a Londra nel 1797, da due genitori fuori dal comune; William Godwin, filosofo, politico, esponente del razionalismo anarchico e Mary Wollstonecraft, filosofa ed attivista politica nei confronti delle donne. La madre muore dandola alla luce, lasciando figlia e padre soli, fino al secondo matrimonio, contratto con un’amica di famiglia. Mary conosce in giovane età, durante una gita in Scozia il poeta Percy Bysshe Shelley; sregolato e ribelle, finisce per innamorarsene e sposarlo alla tenera età di diciannove anni. Innegabile il peso che ha avuto nella formazione della scrittrice, la vicinanza a questa figura, autore di drammi lirici molto celebri come il “Prometeo liberato”. Difatti, Mary curerà svariate edizioni delle poesie del marito. Anch’egli, però non rimane a lungo nella sua vita; muore durante un viaggio all’estero annegato in seguito ad un naufragio. La Shelley, intanto raggiunge il successo e la stabilità economica in virtù di esso, con il suo primo romanzo; “Frankenstein, ovvero il nuovo prometeo”, nato quasi per caso durante una vacanza a Ginevra ove era presente anche Byron e Polidori. Byron propose agli amici, di scrivere ognuno un racconto dell’orrore che poi sarebbe stato letto per intrattenimento durante la nottata. Mary Shelley, scrisse un racconto intitolato “l’assassino”; compose, invece, “Frankenstein” così come lo conosciamo oggi, nel 1818, dopo un terribile sogno nel quale gli apparve il mostro; almeno secondo la leggenda. Non fu il suo unico romanzo; anni dopo pubblicò anche “L’ultimo uomo”, che non raggiunse mai la fama della sua opera prima. Questo libro; che narra la storia dell’ultimo uomo rimasto sulla terra, scampato ad una terribile epidemia scoppiata nel XXI secolo, è considerata da molti l’opera migliore della scrittrice. Di certo, è difficile mettere sullo stesso piano questo romanzo con il celeberrimo “Frankenstein”; non solo per la storia. La vicenda del terribile mostro creato dal dottor Frankenstein, esperto in filosofia naturalistica, grazie all’ausilio di pezzi di cadaveri, è soprattutto il ritratto di un’epoca; un punto di passaggio da un’età antica ad una moderna, con tutte le paure per le scoperte scientifiche che ne conseguono; perfettamente legittime considerando lo scatto evolutivo scientifico di quegli anni. Un libro, insomma, che contraddistingue l’epoca della Shelley; dove gli uomini sono in bilico fra quello che erano e quello che saranno; dove le superstizioni del vecchio mondo e le innovazioni tecnologiche del nuovo si danno battaglia nel campo più consono a registrare questo passaggio di epoca: la letteratura. L’uomo che diventa creatore della vita, del resto, è sempre stato un sogno ed una fobia del genere umano, sogno che oggi, a distanza di duecentotrentuno anni dalla nascita di questa superba scrittrice, continuiamo ad inseguire con tutti i dubbi e le paure che ne possono scaturire. Si può dire senza margine di errore, che Mary Shelley riuscì a cogliere alcune fra le paure che più contraddistinguono la nostra società; oltre che analizzare come essa sia in grado di creare veri e propri mostri grazie ai suoi pregiudizi. Cosa che come allora, non cessa tutt’oggi.
STEFANO CARBONE.